Facciamo il punto: Venezia 2023!

Facciamo il punto: Venezia 2023!

Che cos’hanno in comune Accadde una notte (Francis Capra), Biancaneve e i sette nani (Disney), Indiana Jones – I predatori dell’arca perduta (Steven Spielberg) e La La Land (Damien Chazelle)? Oltre ad essere film che hanno fatto, per un motivo o per un altro, la storia del cinema internazionale, si tratta di pellicole che sono state presentate durante un’edizione della Mostra del Cinema di Venezia, rispettivamente nel 1932, 1938, 1981 e 2016. Per molti di noi amanti del cinema, e soprattutto per i più giovani, la rassegna veneziana è qualcosa di scontato che anno dopo anno si ripropone in un mix di cinema, tra retrospettive e concorso, e glamour, portato al Lido dalle varie celebrità che, sul finire del mese di agosto, popolano la città veneta. Prima di tuffarci in ciò che ci aspetta quest’anno però, ripercorriamo in poche righe la storia della Mostra.

Breve storia della Mostra 

Fondata nel 1932 da Giuseppe Volpi col nome di “Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica”, la Mostra viene inaugurata il 6 agosto 1932 con la proiezione del film Dr. Jekyll and Mr. Hyde, a cui fa seguito un gran ballo nei saloni dell’Excelsior. Nonostante nelle prime edizioni non sia presente una giuria, la rassegna diventa competitiva fin dalla seconda edizione: vi prendono parte 19 nazioni e più di 300 giornalisti accreditati e vengono istituiti i primi premi alle migliori interpretazioni.  
La svolta, tuttavia, arriva nel 1935 quando la Mostra diventa un festival annuale. In seguito, negli anni successivi, viene prima istituita la Giuria Internazionale e poi inaugurato il Palazzo del Cinema, che, da lì in avanti, sarà sede della Mostra (eccezion fatta per gli anni che vanno dal 1940 al 1948). 
Il 1938 è l’anno in cui la situazione politica italiana e mondiale incide più pesantemente anche sul settore audiovisivo: nonostante la prima grande retrospettiva sul cinema francese, quell’edizione sancisce l’ultima partecipazione del cinema americano al festival e vede la vittoria di due pellicole di propaganda. La Seconda Guerra Mondiale è ovviamente un momento spartiacque che cambia ma non ferma la Mostra: la rassegna continua anche tra il 1940 e il 1942, ma prevede la partecipazione di pochi Paesi, quasi tutti membri dell’Asse, e non si tiene al Lido; per questo motivo, in seguito, verrà deciso di considerare queste tre edizioni come “non avvenute”.  
Soltanto nel 1949 la Mostra si presenta per la prima volta con tutte le caratteristiche che oggi la contraddistinguono: la rassegna si tiene al Palazzo del Cinema del Lido, il Premio internazionale di Venezia viene assegnato da una Giuria internazionale e viene istituito il premio Leone di San Marco. Altri elementi chiave, quali ad esempio la Settimana Internazionale della Critica o Orizzonti, verranno poi inseriti nel programma della Mostra soltanto negli anni ’80.  
Dal Dopoguerra la Mostra si allarga ancora, e non solo dal punto di vista dei film in concorso: se è vero infatti che, a partire dagli anni ’50, la rassegna conta anche film provenienti da Paesi quali, tra gli altri, Giappone e India, è altresì vero che il red carpet del festival si riempie sempre più di celebrità; la Mostra infatti diventa vetrina per nomi che risuonano nella storia del cinema, sia davanti che dietro la telecamera: è al Lido che si presentano divi quali Marlon Brando e Brigitte Bardot, ma anche registi come Bertolucci, Pasolini e Truffaut.  
Il successo e il glamour della Mostra, tuttavia, subiscono una brusca interruzione nel 1968 quando, a seguito delle contestazioni, viene interrotto il concorso e la Mostra diventa non competitiva per tutto il decennio successivo. Soltanto negli anni ’90, sotto la guida del direttore Gillo Pontecorvo, il Lido torna a ripopolarsi di divi e registi del calibro di Christopher Nolan e Garrone. L’anno scorso, dopo anni segnati dal distanziamento causa pandemia, tutto è tornato alla normalità e adesso…

Edizione 2023: tra successo e scandali 

L’edizione 2023, in scena al Lido dal 30 agosto al 9 settembre, celebra l’80° anniversario della rassegna ma non parte certo nel migliore dei modi: l’attesissimo film d’apertura di quest’anno, Challengers di Luca Guadagnino, è stato infatti ritirato a seguito dell’inizio dello sciopero degli attori americani (di cui potete leggere qui: Facciamo il punto… Hollywood va in sciopero!  – RestART (associazione-restart.com)); nonostante le proteste del regista, la Sony ha infatti deciso di rimandare l’uscita del film alla primavera 2024, molto probabilmente per evitare di doversi dedicare alle presentazioni ai festival e al press tour senza le sue star (con particolare riferimento all’attrice Zendaya, protagonista di questa pellicola sul tennis).  
Tuttavia, nonostante quello che sembrava essere l’inizio di un’edizione tragica segnata da ritiri e mancate partecipazioni, per ora l’impatto degli scioperi sembra limitato al film di Guadagnino appunto, il quale verrà sostituito in apertura da Comandante di Edoardo De Angelis, film che ritroveremo poi anche in concorso.  
L’edizione 2023 si prospetta una delle più ricche per quanto riguarda la cinematografia italiana: oltre a De Angelis infatti, troveremo registi del calibro di Matteo Garrone, Stefano Sollima, Pietro Castellitto e Saverio Costanzo, per non parlare dei grandi nomi protagonisti di questi film, tra i quali troviamo Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Toni Servillo e Alba Rohrwacher. L’unica cosa che potrebbe differire tra questa edizione e le precedenti è il numero di star d’oltreoceano che presenzieranno al festival: lo sciopero del sindacato degli attori vieta infatti a chi vi prende parte di partecipare alla promozione dei film prodotti dagli studios; questo iniziale sospetto riguardo la loro mancata partecipazione è stato confermato dallo stesso direttore della Mostra, Alberto Barbera, che ha annunciato che alcune celebrità non faranno la loro comparsa al Lido, come inizialmente previsto. Tra le star che sicuramente non presenzieranno alla rassegna troviamo nomi del calibro di Emma Stone e Michael Fassbender, mentre ancora in dubbio è la presenza di attori come Adam Driver, Jessica Chastain e Lily James, protagonisti di film indipendenti o di co-produzioni italoamericane e quindi, in teoria, liberi di partecipare alla promozione dei propri film. Detto questo, il dubbio sulla loro presenza o meno verrà sciolto soltanto con l’inizio della rassegna, in quanto molti attori si sono dichiarati disposti o intenzionati a non prendere parte comunque alla Mostra, in solidarietà con i loro colleghi che, da mesi, ogni giorno fanno picchetto davanti alle sedi dei più grandi studios.

Lo scandalo di questa edizione 

L’edizione di quest’anno non verrà però ricordata soltanto per la probabile e inusuale assenza delle celebrità americane ma anche, al contrario, per la presenza di tre registi che faranno sicuramente discutere: Roman Polanski, Woody Allen e Luc Besson. 
Si tratta infatti di figure controverse a causa di una serie di problemi giudiziari che li hanno visti coinvolti nel corso degli ultimi decenni: Luc Besson, nel 2019, è stato accusato di molestie sessuali e in seguito prosciolto; nel corso degli anni ’90, Woody Allen venne indagato, accusato e prosciolto due volte per abuso nei confronti della figlia adottiva Dylan Farrow, la quale sostiene che il regista l’abbia molestata quando aveva solo 7 anni; mentre risale, invece, agli anni ’70 la vicenda che coinvolge Roman Polanski: accusato di ben sei capi d’accusa, tra cui stupro di una 14enne, il regista si dichiarò colpevole di rapporto sessuale illecito con minore e, non appena ne ebbe l’occasione, fuggì dagli Stati Uniti, dove rischiava fino a 50 anni di carcere. Nonostante le assoluzioni (per Allen e Besson) e il perdono ricevuto dalla propria vittima (nel caso di Polanski), i tre uomini, a prescindere dal talento, non sono ben visti dal pubblico e così in molti urlano allo scandalo per la loro presenza a quest’edizione della Mostra, anche se sembra essere prevista solo quella di Allen e Besson.  

Tuttavia, a prescindere dagli scandali, la storia recente ci ha dimostrato che la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha fatto debuttare film che poi sono stati in corsa e/o hanno vinto premi Oscar: è il caso di La La Land, Joker, Tàr, The Banshees of Inisherin e l’iper-acclamato The Whale. Adesso non resta che attendere il 9 settembre, ultimo giorno di Mostra e conseguentemente giorno in cui si consegnano i premi, per capire quale sarà il film che si porterà a casa il Leone d’Oro e soprattutto se, quando si terrà la cerimonia degli Oscar, questo si rivelerà l’ennesimo vincitore. 

Facciamo il punto: Hollywood va in sciopero! 

Facciamo il punto...
Hollywood va in sciopero!

  • Perché parlarne? 

Come è noto, qualche mese fa, l’industria del doppiaggio italiano ha incrociato le braccia per qualche settimana in segno di protesta per il mancato rinnovo (dall’ormai lontano 2008) del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore e per la conseguente stagnazione degli stipendi e delle condizioni di lavoro. La filiera del doppiaggio, insomma, ha scelto di prendere una posizione forte per dimostrare di essere pronta a tutto pur di veder garantiti i propri diritti di lavoratori, soprattutto in un Paese dove, secondo i sondaggi, la maggior parte della popolazione preferisce il doppiaggio alla versione originale sottotitolata. Al contempo, dall’altra parte dell’oceano, in La-La Land, un altro ingranaggio fondamentale dell’industria cinematografica vedeva a rischio il proprio futuro e decideva di darsi da fare: alla scadenza degli accordi in vigore, il sindacato degli sceneggiatori [WGA – Writers Guild of America] entrava in sciopero, seguito 12 giorni dopo, dal più grande sindacato degli attori (SAG-AFTRA), che, in poche ore, ha fatto incrociare le braccia all’incirca a 160.000 attori, tra i quali grandi nomi del cinema internazionale. 
Un evento a dir poco epocale: i due sindacati, infatti, non scioperano assieme dagli anni ’60! 

  • La reazione degli studios 

Lo sciopero indetto dagli sceneggiatori ha a malapena fatto alzare un sopracciglio agli studio executives, convinti di potersela cavare con poche settimane di agitazione. Tutto è cambiato però con l’adesione del sindacato attori. Le conseguenze di quest’ultimo, infatti, sono, per i boss, molto più immediate e tangibili: le lavorazioni di film programmati per l’anno prossimo vengono interrotte e la promozione dei film in uscita viene sospesa o perde di fascino, vista l’impossibilità degli attori aderenti allo sciopero di prendervi parte. Il fatto che, tuttavia, sia servita la scesa in campo degli attori per creare interesse da parte degli studios dimostra “un’attitudine colonialistica nei confronti dei lavoratori, che sono la vera spina dorsale delle compagnie.” (NdT) 

  • Quali sono le principali richieste di chi sciopera? 

Oltre a obiettivi comuni quali l’aumento del salario minimo, dei contributi pensionistici e della copertura sanitaria, le due richieste principali riguardano la spartizione dei residuals e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. 

  • I residuals: visto che, semplificando il concetto, si potrebbero definire l’equivalente dei nostri “diritti d’autore”, si potrebbe dire che entrambi chiedono di rivedere la percentuale destinata loro dalle piattaforme streaming; mentre però gli attori chiedono un aumento del 2% rispetto al guadagno attuale, gli sceneggiatori chiedono di ricevere un compenso per il loro lavoro, visto che nel contratto appena scaduto non era previsto per i programmi che venivano trasmessi direttamente su piattaforma streaming. 
  • L’intelligenza artificiale: gli sceneggiatori chiedono che l’utilizzo dell’AI nella scrittura dei copioni sia limitato a una piccola percentuale, essendo spaventati all’idea che gli studi possano iniziare a usare la macchina per creare copioni ex-novo; gli attori, invece, chiedono che ne venga vietato l’utilizzo per creare immagini a somiglianza degli attori stessi, senza che venga chiesto loro il permesso o senza che questi vengano in qualche modo compensati. 
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